sabato 30 maggio 2015

La Macina, la ricerca della musica popolare marchigiana

Amano definirsi Gruppo di ricerca e di canto popolare; la ricerca etnomusicologica è quindi al centro del loro lavoro, la ricerca delle più antiche tradizioni orali della loro terra, le Marche, la ricerca del cuore della vecchia cultura contadina, la ricerca dei canti popolari tramandati di generazione in generazione. Questo sono innanzitutto la Macina, un gruppo di artisti che hanno nella musica popolare marchigiana il centro del loro repertorio. Il gruppo è formato da Gastone Petrucci, voce, Adriano Taborro, direttore musicale, Marco Gigli, voce e chitarra, Roberto Picchio, fisarmonica, Michele Lelli, batteria, Riccardo Andrenacci, batteria, e Giorgio Cellinese, coordinatore. La Macina ha al suo attivo 16 album, da Vene il sabado e vene il venere, uscito nel 1982, a Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, vol. III, del 2010. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo gruppo marchigiano, questo è il loro sito, qui si possono trovare alcuni loro cd, mentre qui li si può vedere e ascoltare in video in alcune loro esibizioni.

venerdì 29 maggio 2015

I Traballo, la musica tradizionale marchigiana

Il loro repertorio è frutto un viaggio di ricerca nella musica tradizionale marchigiana e questo non solo per i canti e i balli che il gruppo recupera dalle tradizioni portate avanti dai più anziani, ma anche per gli strumenti tipici di quella terra che essi non solo recuperano, ma anche costruiscono o ricostruiscono se necessario. Il nome di questo gruppo è Traballo e i suoi membri sono 6: Danilo Donninnelli, voce, violone e percussioni, Margherita Valli, voce e tamburi, Claudia Gentili, voce, Gianni Donnini, organetto, Alfio Venuccio, chitarra e mandolino, e Ilaria Mignoni, violino. Tra i canti e le danze che costituiscono il repertorio dei Traballo vi sono il piruli, la quadriglia, la paroncina, il cantamaggio, il saltarello, la castellana e la pasquella; dalle versioni tradizionali di questi canti e di queste danze popolari spesso, durante i loro concerti, i Traballo improvvisano testi al momento, a seconda del pubblico che hanno davanti e dell'atmosfera che aleggia intorno a loro, unendo cosi tradizione e improvvisazione, saggezza dei più anziani con abilità artistiche dei più giovani. Agli spettacoli musicali, fatti finora sia in Italia che all'estero, i Traballo uniscono l'interesse per gli strumenti tipici della tradizione marchigiana; ed ecco allora che nei loro concerti spuntano strumenti come la caccavella putipù, la raganella, il violone fabrianese, o il tamburello marchigiano. Per chi volesse approfondire la conoscenza dei Traballo, delle loro canzoni, dei loro balli e dei loro strumenti, questo è il loro sito, mentre questi sono alcuni video dove li si può vedere in azione.

mercoledì 27 maggio 2015

Monoswezi Yanga, il nuovo album dei Monoswezi

I Monoswezi, il gruppo che mescola musica africana con sonorità jazz targate Scandinavia, ha pubblicato un nuovo album, intitolato Monoswezi Yanga. Nell'album spiccano le canzoni tratte da storie e brani tradizionali dello Zimbabwe, come Matatya, che racconta del desiderio e della richiesta di un amore più maturo da parte di una giovane ragazza, Mhondoro, dove si chiede agli ascoltatori di proteggere l'ambiente in cui vivono, Lobola e Wadadisa, due canzoni che parlano del matrimonio, mentre Povo m'povo e Nhetembo, sono due brani che incitano a combattere per ciò che è proprio. Ma ecco la tracklist completa del nuovo album dei Monoswezi:
1. Intro
2. Povo m'povo
3. Mbira Yanga
4. Matatya
5. Wadadisa
6. Naku Xuva
7. Lobola
8. Dande
9. Mhondoro
10. Nhetembo
Qui è possibile trovare il nuovo cd dei Monoswezi.

martedì 26 maggio 2015

I Luf, un mix di musica popolare della Val Camonica e di rock

Tra di loro c'è chi fa il camionista, chi il professore, chi l'infermiere e cosi via, perché i Luf, un gruppo musicale della Val Camonica, in provincia di Brescia, suonano per divertirsi, ma per vivere fanno un altro mestiere. Il gruppo è nato nel 2000 da un'idea di Dario Canossi, che, dopo un lungo percorso musicale insieme a Davide Van De Sfroos, decide di dar vita a un gruppo che mescola canti e suoni della Val Camonica con sonorità rock. Nel repertorio dei Luf tanti brani originali, molti brani cantati nel dialetto della Val Camonica, e tante canzoni in cui si mescolano il richiamo della tradizione di questa terra bresciana con il riferimento all'attualità.  Ma chi sono i Luf, che in dialetto locale significa lupi, in quanto essi si considerano un branco di musicisti provenienti da esperienze artistiche anche molto diverse tra loro? C'è ovviamente Dario Canossi, voce, chitarra, testi e musiche, poi ci sono Sergio "Jeio" Pontoriero, voce e basso, Ranieri "Ragno" Fumagalli, fiati e cornamuse, Stefano Civetta, fisarmonica, Cesare Comito, chitarre, Alessandro Apinti, violino, Angapiemage "Anga" Persico, violino, Sammy Radaelli, batteria, Pier Zuin, cornamuse, Alessandro Parilli, basso e contrabbasso, Alberto Freddi, violino, e Lorenzo "Puffo" Marra, fisarmonica e voce; questa la formazione attuale, anche se i Luf sono un gruppo "aperto" a cui ogni tanto si aggiunge qualche musicista che ha voglia di divertirsi con loro. Al proprio attivo i Luf hanno già 8 album: Ocio ai Luf, Bala e Fa Balà, Paradis Del Diaol, So Nahit 'N Val Camonegha, Luna Di Rame e Di Ottone, Flel, Mat e Famat, e Terra e Pace, scritta per il centenario dell'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale. Per chi volesse conoscere più da vicino i Luf, questo è il loro sito, qui si possono trovare i loro cd, mentre qui è possibile ascoltare in video molte loro canzoni.

lunedì 25 maggio 2015

I Canusìa, la musica popolare del Lazio

Il loro nome, Canusìa, significa desiderio nel dialetto di Sezze, un piccolo comune in provincia di Latina, e Sezze è la prima città dove essi si sono esibiti. Perché desiderio? Perché ciò che anima questo duo, formato da Mauro D'addia, voce e chitarre, e Anna Maria Giorgi, voce e percussioni, è il desiderio di riscoprire e di riproporre la tradizione musicale di Sezze e dei luoghi circostanti, passando per i Monti Lepini fino ad arrivare a tutta la musica popolare del Lazio. La loro avventura è iniziata nel 2006, e da allora è stata instancabile l'opera di ricerca e di recupero delle tradizioni musicali della loro regione, soprattutto attraverso la testimonianza canora delle persone più anziane, che tramandano ancora oggi una storia antica che non è mai venuta meno, nonostante la veloce evoluzione della nostra società. E così, nel repertorio dei Canusìa, rientrano gli stornelli, semplici poesie improvvisate che spesso riflettono sulle condizioni della vita di chi le canta, le filastrocche, le serenate e i canti di lavoro. I Canusìa hanno al loro attivo la partecipazione a diversi festival e progetti di musica popolare e due cd: E anche ar mi marito, del 2013, che parla di una donna che perde il proprio marito durante la prima guerra mondiale, e Stornelli anticlericali del '48, sempre del 2013. Per conoscere meglio i Canusìa e il loro lavoro di riscoperta e riproposizione della musica popolare del Lazio, è possibile visitare il loro sito, qui è possibile trovare i loro cd, mentre qui si possono ascoltare e vedere in video altre loro interpretazioni.

domenica 24 maggio 2015

Mohammad Reza Shajarian, la musica tradizionale persiana

E' considerato uno dei più grandi interpreti ancora viventi della musica tradizionale persiana, un maestro, un ostad, come si dice in farsi, ed è nato nel 1940 a Mashhad, in Iran. Il suo nome è Mohammad Reza Shajarian, che ha iniziato a cantare fin dalla tenera età di 5 anni sotto la guida del padre, mentre a 12 anni ha avuto inizio il suo percorso di studi relativi alla musica tradizionale persiana, fondata sui radif, un insieme di figure melodiche tramandate di generazione in generazione per via orale; 7 anni più tardi egli ha iniziato a cantare per la radio iraniana Radio Khorasan, e questo può essere considerato l'inizio della sua carriera musicale; da allora infatti, e per tutti gli anni '60 del secolo scorso, Mohammad Reza Shajarian ha avuto sempre più successo nel suo Paese, e ha iniziato a configurare un suo proprio stile nel cantare la musica tradizionale persiana, dopo averne appreso tutti i segreti dai principali maestri di questo genere. Da allora quest'artista iraniano ha realizzato diversi lavori discografici, ha insegnato nel Dipartimento di Belle Arti dell'Università di Teheran e ha lavorato alla radio e televisioni nazionali iraniane. Attualmente si esibisce con il gruppo Masters of Persian Music, insieme ad altri due ostad, Kayhan Kalhor e Hossein Alizadeh, e a suo figlio Homayoun Shajarian. Mohammad Reza Shajarian ha vinto diversi premi internazionali per la sua musica ed al suo attivo 45 lavori discografici, la maggior parte dei quali realizzati in collaborazione con altri grandi interpreti della musica tradizionale persiana. Per chi volesse approfondire la conoscenza di Mohammad Reza Shajarian, questo è il suo sito, dove si può consultare la sua ampia discografia, mentre qui è possibile ascoltarlo in alcuni video.

venerdì 22 maggio 2015

Kayhan Kalhor, grande suonatore di kamancheh

E' un grande suonatore del kamancheh, uno strumento a corde di origine persiana, e con questo strumento suona musica tradizionale persiana. Il suo nome è Kayhan Kalhor, ed è nato a Teheran, in Iran. Kayhan, per apprendere la tradizione musicale di origine persiana, ha viaggiato molto per le diverse regioni dell'Iran che presentano tradizioni musicali tutte proprie, e ha studiato in particolare le musiche tradizionali delle regioni del Khorason e del Kordestan. Kayan suona da quando aveva 7 anni, e a soli 13 anni venne invitato a suonare con l'Orchestra Nazionale della Radio e della Televisione dell'Iran. Questo musicista iraniano ha collaborato con diversi gruppi musicali, primo tra i quali lo Shayda Ensemble, quando aveva 17 anni. Successivamente è stato co-fondatore dei complessi Dastan e Ghazal, che facevano musica tradizionale persiana. Con i Dastan ha fatto uscire l'album Through Eternity, Homage to Molavi, del 1999; mentre con i Ghazal ha pubblicato gli album: Lost Songs of the Silk Road, del 1997, As Night Falls on the Silk Road, sempre del 1998, Moon Rise Over the Silk Road, del 2000, e The Rain, del 2003. Inoltre Kayhan Kalhor è membro del Yo-Yo Ma’s Silk Road Project con cui ha fatto uscire 3 album Silk Road Ensemble: When Strangers Meet, del 2001, Silk Road Ensemble: Beyond the Horizon, del 2004, e Silk Road Ensemble: Impossibilities, del 2007; inoltre 3 delle sue canzoni, Turquoise Night of Neyshabur, Silent City e Mountains Are Far Away sono inclusi in altrettanti album del gruppo. Inoltre Kayhan Kalhor ha al suo attivo anche album da solista, come Eastern Aperture, del 1995, e album pubblicati con la collaborazione di altri artisti o di altri gruppi, come Scattering Stars Like Dust, del 1998, Caravan, del 2000, Night Silence Desert, sempre del 2000, Without You, del 2002, In the Mirror of the Sky, del 2004, Fariad, del 2005, Wind, del 2006, e Silent City, del 2008. Oltre agli album, Kayhan Kalhor ha fatto numerosi concerti in giro per il mondo, sia da solo che con prestigiosi ensemble internazionali, come la New York Philarmonic e l'Orchestre National de Lyon. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo musicista iraniano, questo è il suo sito, qui si possono trovare i suoi cd, mentre questi sono alcuni video di sue performances ed esibizioni.

giovedì 21 maggio 2015

Manghin e Manghina, la musica popolare di Galliate, nel novarese

Manghin e Manghina (Domenico e Domenica in dialetto locale) sono un gruppo folkloristico di Galliate, una cittadina in provincia di Novara. Il gruppo è nato nel 1971 da un'attività di ricerca sugli usi e i costumi della gente della propria terra dal 1700 in poi con l'intento, attraverso la musica e i balli, di mantenere viva la tradizione culturale di Galliate. Anche nei costumi, che sono gli stessi usati dagli abitanti di Galliate in epoca settecentesca, questo gruppo ripropone la tradizione della propria città. Il repertorio canoro del gruppo, costituito da una trentina di elementi, comprende canti popolari e brani dialettali di Galliate. Ma i loro spettacoli non sono costituiti sono dalla musica cantata, ma anche dai balli eseguiti e da alcune scenette che ripropongono piccoli affreschi di vita popolare galliatese, come la rappresentazione di antichi mestieri che sono oggi in via di estinzione come il magnano (lo stagnino), il mulita (l'arrotino) ed il carrettiere (con le fruste), o come il Catarinîn, originale racconto della prima notte di nozze di due sposini, o come la filastrocca boscaiola Piänta piantà ‘nt’i pra'. Gli strumenti musicali utilizzati dai Manghin e Manghina sono fisarmoniche, trombe, chitarra, basso, clarinetto, tuba e frusta di legno. Tra i balli eseguiti dal gruppo, ci sono: I ga' da gajà, un valzer che racconta la storia di un gallo, simbolo della città di Galliate; A bicoca l'è ingarbià, un ballo che ricorda la crisi, nei primi anni del secolo scorso, e poi la succesiva ripresa, della tessitura galliatese, lavoro tipico del posto; La monferrina, una danza di corteggiamento; A l'umbrela di Pidù, una polka che narra la storia di un gruppo di persone che, senza casa, decisero di costruire un grande ombrello da usare come casa, ricordando un problema, quello della casa, che ancora oggi interessa tante persone nella zona; Il cantastorie, un walzer dedicato a un cantastorie che un tempo venne a Galliate a rallegrare la popolazione con i suoi canti; Varda a pèrla mè ca và, una polka che racconta della trottola (perla), con cui i galliatesi hanno giocato e si sono divertiti per decenni; Manghin e Manghina di Galliate, un walzer eseguito per presentare i ballerini al pubblico; L'arca 'd Nuè, walzer dedicato al vino di Galliate, il Baragieu; il Walzer del Ticino, fiume che bagna Galliate; Gajà e i so bumbò, walzer dedicato al dolce tipico di Galliate, il Gramulin; Paradisu Neuvu, danza tipica dell'inizio del secolo scorso, dedicata la carnevale; Vecchio Piemonte, una polka nata su un antico brano piemontese; La scopa, un walzer dedicato a uno stratagemma per far unire mondine e i giovani del posto nei balli serali dopo la giornata lavorativa. Per chi volesse conoscere meglio il gruppo di Galliate Manghin e Manghina, questo è il loro sito, mentre qui li si può vedere in azione in alcuni video.

mercoledì 20 maggio 2015

Gli Hanggai, alla ricerca dalla musica tradizionale mongola

Hanggai è una parola mongola che esprime un paesaggio ideale fatto di verdi praterie, montagne, fiumi e cielo blu intenso; e questa parola il gruppo musicale Hanggai ha preso per esprimere il cuore del loro lavoro musicale: andare alla ricerca delle tradizioni e della cultura musicale più antica della Mongolia. E' un vero e proprio lavoro di ricerca, non facile, perché ormai anche in Mongolia buona parte della popolazione, con le migrazioni verso le città, ha un po' perso le proprie radici culturali. Ma Lichi, il leader degli Hanggai, di origine mongola, probabilmente sa dove ancora è possibile trovare la musica che si faceva un tempo. Un esempio di essa sono i cosiddetti canti di gola, che vengono eseguiti, oltre che in Mongolia, anche nella Repubblica di Tuva, uno stato della Federazione Russa al confine proprio con la Mongolia, e dagli Inuit delle regioni costiere artiche e subartiche dell'America Settentrionale; sono canti con cui i suoni si emettono con giochi di inspirazione ed espirazione che producono differenti tonalità e differenti ritmi. Ebbene, Lichi è andato nelle regioni più remote della Mongolia per imparare questo tipo di canto; e per lui questo viaggio di ricerca è stato anche un viaggio di riscoperta delle proprie radici culturali. Oltre al leader, gli Hanggai sono composti da altri musicisti di origine mongola e da artisti cinesi di Pechino che condividono questo viaggio di ricerca con i loro compagni di band. Nonostante il cuore del loro patrimonio musicale sia costituito dalla musica tradizionale mongola, gli Hanggai non disdegnano talvolta di mixare queste musiche con ritmi più moderni come quelli del rock e della musica cinese più moderna. Ma la maggior parte delle loro canzoni vengono cantate in mongolo e tra gli strumenti che essi usano, al centro ci sono due strumenti tipici mongoli, il morin khuur e il tobushuur. Al loro attivo gli Hanggai hanno diverse partecipazioni a festival internazionali e 5 cd: Hanggai, del 2007, Intoducing Hanggai, del 2008, He Who Travels Far, del 2010, Four Seasons, del 2012, e Baifang, del 2014. Per chi volesse conoscere megli gli Hanggai, questo è il loro sito, qui si possono trovare i loro cd, mentre questi sono alcuni video di loro canzoni.

martedì 19 maggio 2015

Duarte, fadista di Évora

Ha incominciato a cantare fado a 7 anni, ricercando in continuazione musiche e canzoni tradizionali di fado, prima di iniziare a scrivere propri fado. Il suo nome è Duarte, nato a Évora nel 1980, e la sua vita è stata interamente dedicata al fado. Ha fatto gli studi all'Accademia di Musica Eborense, dove ha studiato piano, chitarra classica e storia della musica, e dove ha cantato nel coro della scuola. A 24 anni ha fatto uscire il suo primo album, del 2004, intitolato My Fado, dove alterna alcuni fado facenti ormai parte della tradizione di questo genere musicale, altri brani con testi di poeti come Fernando Pessoa, Maria Teresa Grave e Aldina Duarte, e altri fado ancora con poesie scritte da lui, come Naquela manhã deserta, Sendo a noite quase dia, Dizem que o meu fado é triste. Nel 2009 è uscito il suo secondo album, intitolato Aquelas Coisas da Gente, dove Duarte mescola la sonorità del fado con altri ritmi e altre melodie. Oltre a questi due lavori discografici, Duarte ha fatto numerosi concerti in Portogallo, Spagna e Grecia. Per chi volesse conoscere meglio Duarte, questo è il suo sito, dove è possibile anche vedere alcuni video, mentre qui è possibile ascoltarlo in altri video ancora.

lunedì 18 maggio 2015

La maskanda, la musica degli zulu del Sud Africa

Si chiama maskanda, o maskandi, ed è una musica tradizionale degli zulu del Sud Africa. Originariamente essa veniva suonata e cantata solo dagli uomini, mentre oggi ci sono anche delle interpreti donne di questo genere musicale. La musica maskanda viene suonata con strumenti economici e portatili che fanno parte della tradizione musicale sudafricana, oppure da strumenti più moderni con cui si cerca di ricreare i suoni degli strumenti più antichi. Oggi per esempio, viene usata molto la chitarra, ed è proprio con questo strumento che in una canzone maskanda si dà il ritmo e la tonalità all'inizio della canzone, mentre solo un attimo più tardi inizia la parte cantata della canzone. I testi delle canzoni maskanda possono essere dei brani poetici, dei testi di elogio verso qualcuno, o semplicemente dei brani dove il cantante racconta episodi della vita propria o della propria comunità, le sue gioie, i suoi dolori, le sue emozioni in generale, o anche la sua visione del mondo. Originariamente le canzoni di maskanda erano molto lunghe, mentre adesso è più facile trovare canzoni di 3-4 minuti, come quelle cui si è abituati in occidente. Per chi volesse avere un'idea della musica maskanda, questi sono alcuni video dove la si canta e la si balla.

domenica 17 maggio 2015

Koo Nimo, grande interprete della musica tradizionale ghanese

E' un veterano della musica ghanese e un importantissimo portatore della tradizione musicale e culturale di questo Paese. E' Koo Nimo, nome d'arte di Kwabena Boa-Amponsem, nato nel 1934 nel villaggio di Foase, della regione di Ashanti, in Ghana. Fin da giovane egli ha coltivato la sua passione per la musica della sua terra natale, mentre lavorava in campo medico-scientifico. Nel 1957 si unisce all'Addadam Agofomma ensemble, con cui inizia a farsi conoscere e apprezzare nel suo Paese, mentre qualche anno più tardi entra a far parte dell'Ashanti palmwine ensemble, che suona la musica Palmwine con strumenti quasi tutti originari del Ghana o dell'Africa occidentale: l'apentemma, il donno, la frikyiva, il prempensua, la ntorwa, la nnawuta e il dawuro. Nonostante l'enorme lavoro musicale ed etno-musicale svolto da Koo Nimo, di lui sono usciti solo 3 album: Ashanti Ballads, del 1968, Osabarima, del 1990, e Tete Wobi Ka, del 2000. Koo Nimo, con la sua chitarra, ha suonato e suona soprattutto le musiche palmwine e highlife, tipiche del suo Paese e dell'area africana circostante, e ha cantato e canta soprattutto storie tradizionali del suo Paese, nella lingua Twi, un dialetto diffuso soprattutto in Ghana. Quest'artista ghanese ha ricevuto moltissimi premi a riconoscimento del suo lavoro di ricerca e salvaguardia della tradizione ghanese, ed è stato anche professore di etno-musicologia in ben 2 università americane. Per chi volesse conoscere più a fondo Koo Nimo, qui si può trovare il suo cd Osabarima, mentre questi sono alcuni video con sue canzoni ed esibizioni.

sabato 16 maggio 2015

Djelimady Tounkara, grande chitarrista del Mali

Quando si trasferì da Kita, sua città natale, nella regione occidentale del Mali, a Bamako, capitale del Paese, la sua intenzione era quella di fare il sarto. Ma non andò cosi. Djelimady Tounkara divenne uno dei musicisti più conosciuti e apprezzati del panorama musicale del suo Paese. In effetti questo artista era cresciuto in una famiglia di griots, musicisti e storici, immerso nella musica e nella tradizione della sua città e del suo Paese fin da ragazzo. Durante gli anni della sua adolescenza, Djelimady iniziò a suonare il djembe e lo ngoni, due strumenti tipici dell'Africa occidentale, ma poi, quando appunto si trasferì a Bamako per lavorare, iniziò a suonare la chitarra e da lì la sua fama nazionale e internazionale è cresciuta progressivamente decennio dopo decennio. La sua prima orchestra fu l'Orchestre Misira di Bamako, e da lì, proprio per le sue doti di chitarrista, passò all'Orchestre National della capitale. Agli inizi degli anni '70 del secolo scorso si unì, sempre come chitarrista, alla Rail Band, un gruppo molto famoso in Mali in quegli anni. Mentre successivamente suonò in un trio chiamato Bajourou, e solo nel 2001 è uscito il suo primo album da solista, intitolato Sigui, cui è seguito l'album Solon Kono, uscito nel 2005. Nella sua carriera Djelimady Tounkara ha sempre interpretato con la sua chitarra le musiche tradizionali del Mali, non disdegnando di unire ad esse talvolta sonorità dance e pop. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo grande chitarrista maliano, qui si possono trovare i suoi cd, mentre questi sono alcuni video con sue interpretazioni.

venerdì 15 maggio 2015

I Söndörgő, la musica slava del sud dell'Ungheria

Si chiamano Söndörgő, sono ungheresi e il loro obiettivo è di promuovere con le loro canzoni la tradizione musicale delle comunità slave di serbi e croati che risiedono nelle regioni meridionali dell'Ungheria, la maggior parte delle quali sono situate lungo il Danubio. Il gruppo è nato nel 1995 a Szentendre, una piccola cittadina vicino a Budapest, dove forti sono le impronte della comunità serba, ed i suoi componenti sono Áron Eredics, Benjamin Eredics, Salamon Eredics, Dávid Eredics e Attila Buzás. Come si può vedere la maggior parte dei membri del gruppo sono fratelli, e questo non è un caso dato che il loro padre era musicista. Lo strumento principale usato dai Söndörgő è il tambura, una specie di mandolino, che talvolta viene supportato da strumenti a fiato e dalla fisarmonica. Il gruppo si è esibito in diversi festival in Ungheria e in altre parti d'Europa, e ha al suo attivo 3 album. Il primo, uscito nel 2009, è frutto della collaborazione tra i Söndörgő e il sassofonista macedone Ferus Mustafov e si intitola In concert. Il secondo, intitolato Tamburising-Lost Music of the Balkans, è uscito nel 2011. Mentre il terzo s'intitola Tamburocket, ed è uscito nel 2014. Per chi volesse conoscere più da vicino i Söndörgő e la loro musica, questo è il loro sito, dove è possibile ascoltare anche alcune loro canzoni, mentre questi sono alcuni video dove li si può ascoltare e vedere in azione.

giovedì 14 maggio 2015

I Monoswezi, un mix di musica tradizionale africana e musica occidentale

I Monoswezi sono un gruppo di 5 musicisti che provengono da 4 paesi diversi: Zimbabwe, Mozambico, Norvegia e Svezia. I loro nomi sono Hope Masike, voce, m'bira, e percussioni, Calu Tsemane, voce e percussioni, Putte Johander, basso, Erik Nylander, batteria e percussioni, e Hallvard Godal, sassofono  clarinetto. Questi artisti si sono ritrovati insieme per una passione in comune, la musica africana, che difatti costituisce il piatto forte del loro repertorio. In aggiunta alla musica tradizionale africana, soprattutto di Zimbabwe e Mozambico, i Monoswezi suonano e cantano anche canzoni scritte da loro, dove ai ritmi africani si mescolano elementi della musica occidentale più moderna e del jazz in particolare. Del resto lo spirito di fusione tra diverse tradizioni musicali è inscritto nel nome stesso della band: Monoswezi deriva dalle iniziali dei diversi Paesi da cui provengono gli artisti che compongono il gruppo: Mo (Mozambico), No (norvegia), Swe (Svezia) e Zi (Zimbabwe). Al suo attivo questo gruppo afro-scandinavo ha 3 cd: Monoswezi e The Village, del 2013, e Monoswezi Yanga, del 2015. Per chi volesse conoscerli meglio, questo è il loro sito, qui si possono trovare i loro cd e alcune loro canzoni in mp3, mentre qui li si possono ascoltare e vedere in azione in alcuni video.

mercoledì 13 maggio 2015

Gli Abies Alba, la musica tradizionale del Trentino

Si chiamano Abies Alba e già il loro nome richiama il forte legame con la loro terra d'origine e con il tipo di musica che fanno: la musica tradizionale del Trentino. Infatti Abies Alba è il nome scientifico dell'abete bianco, e l'abete bianco è uno degli alberi più presenti nelle Valli Giudicarie, nella parte occidentale del Trentino, dove il gruppo è nato nel 1978. I componenti di questo gruppo sono: Franco Susini, voce, flauto traverso, flauto dolce, cornamuse e ottavino, Mauro Odorizzi, voce, gironda, viola, violino e mandolino, Nicola Odorizzi, voce, ocarina, organetto diatonico e percussioni, e Maurizio Tomasi, voce, percussioni, chitarra classica e chitarra acustica. Il repertorio musicale del gruppo è fatto sia di quei canti e di quelle musiche che caratterizzavano i momenti di maggiore socialità nella terra trentina, come i matrimoni, le feste dei coscritti o le feste dell'uva, sia di canzoni originali scritte dagli Abies Alba, sempre sulla scia del patrimonio musicale trentino. A seguito di un lavoro di ricerca e di raccolta sulla musica tradizionale trentina, sono arrivati i primi lavori discografici: nel 1994 è uscito l'album In punto alla mezzanotte, nel 1998 è stata la volta di Nel paese di Armonia, un cofanetto con due cassette di musica per bambini, nel 2000 è uscito Oggi non si lavora e nel 2006 l'album Abies Alba. Questo gruppo trentino ha fatto inoltre diversi concerti sia in Italia che all'estero, partecipando anche a prestigiosi festival di musica folkloristica. Per chi volesse conoscere meglio gli Abies Alba, questo è il loro sito, mentre qui li si può ascoltare e vedere in azione in alcuni video.

martedì 12 maggio 2015

Roberto Balocco, importante interprete della musica popolare piemontese

Fin da ragazzo Roberto Balocco si trova immerso nella tradizione della propria regione, il Piemonte, con i suoi zii e i suoi nonni che gli tramandano testimonianze della storia del posto e le canzoni popolari piemontesi. Poi frequenta le piòle torinesi, le osterie del capoluogo piemontese, dove, tra un bicchiere di vino e l'altro, si raccontano storie, vicende, aneddoti della storia piemontese e dove si canta alcune canzoni che hanno fatto la storia della musica popolare piemontese. E a queste piòle e a quanto appreso in esse, Roberto Balocco dedicherà molti dei suoi lavori discografici. Il suo primo concerto lo tiene nel 1965, all'età di 24 anni, nel Teatro Gobetti di Torino. Da quel momento Roberto sarà un torrente in piena in quanto a produzione musicale, con centinaia di concerti, 21 dischi, tra 33 e 45 giri, varie tournèe all'estero, dove riceve anche dei premi di livello internazionale, e 9 cd, usciti nell'arco di tempo che va dal 1998 al 2010: Canson e Tradission: dal 1600 a le canson dla piòla, del 1998, La stòria a l'é bela..., del 1999, Le canson dla piòla: la veja piòla, sempre del 1999, Le canson dla piòla: la piòla neuva 1, del 2000, Le canson dla piòla: la piòla neuva 2, sempre del 2000, Cheur giojos ël cel l'agiuta Omaggio ad Ignazio Isler, del 2002, un omaggio al poeta del '700 piemontese, e poi ancora Le nòste canson: da Ambrogio e Lièta a la Corenta, del 2007, Le nòste canson: da L'amante confessor a Magna Gioana, sempre del 2007, e Guarda 'l mond e fà d' canson: omaggio a Angelo Brofferio, con 12 canzoni dedicate all'avvocato astigiano Angelo Brofferio. Per chi volesse conoscere meglio Roberto Balocco e la sua produzione musicale, qui è possibile sentire in video alcune sue canzoni, mentre qui si possono trovare alcuni suoi cd.

lunedì 11 maggio 2015

Luciano Ravasio, interprete della musica tradizionale bergamasca

Nella sua vita ha fatto l'insegnante, ma una delle sue passioni è la musica tradizionale bergamasca, di cui è uno dei maggiori interpreti nel panorama musicale nostrano. Luciano Ravasio questa passione l'ha coltivata insieme a studi sulla poesia dialettale e sulle tradizioni popolari della zona di Bergamo. Ne sono venuti fuori molti lavori discografici, a partire dalle numerose musicassette di canti popolari del bergamasco, le Noter de Bèrghem 5 voll., fino all'album L'è sà Nedàl, del 2010. Nel mezzo, dalle prime musicassette all'ultimo cd, Luciano Ravasio ha pubblicato altri 5 album: Cansù... tochèi de éta, del 2001, Com'è verde la mia valle, del 2003, L'è de 'Lbì, del 2004, Pensér d'u giramond, del 2005, e Album de famèa, del 2006. Per chi volesse conoscere più da vicino Luciano Ravasio, questo è il suo sito, dove si possono anche ascoltare le sue canzoni, mentre questi sono alcuni video dove lo si può ascoltare e vedere in azione in alcune sue canzoni.

domenica 10 maggio 2015

Gli Zuf de Zur, dal Friuli-Venezia Giulia la musica multiculturale del confine

Sono nati nel 1994 a Gorizia, città di confine e di incontro tra diverse culture e lingue. Ed è proprio questa multuculturalità della loro terra che gli Zuf de Zur vogliono esprimere con le loro canzoni. I loro nomi sono Mauro Punteri, compositore di quasi tutte le musiche del gruppo, Gabriella Gabrielli, voce, Emanuele Diego Primosi, percussioni e batteria, Roberto Nonini, clarinetto, Francesca Altran, violino, e Federico Magris, violoncello. Il loro primo album è del 1997, e s'intitola Tilulela, dove si possono trovare brani cantati nelle lingue che storicamente sono e sono state parlate nel goriziano, tra cui friulano, istro-veneto, sloveno, tedesco e yiddish. Tra le canzoni dell'album Majnica, una storia di amore e di vino nei pressi di Gorizia, Laila Tof, che significa buona notte in ebraico, Ajne e Marc Zingar, che raccontano storie di zingari e di fate. Il secondo album degli Zuf de Zur esce nel 2001 e s'intitola Lasciapassare, dove si alternano canzoni allegre con brani più tristi, ma che hanno sempre come minimo comun denominatore l'incontro tra diversi popoli, diverse lingue e diverse culture. Nel 2004 esce Partigiani!, un lavoro discografico dedicato ai morti della resistenza e che contiene sia canzoni scritte dagli Zuf de Zur sia brani partigiani conosciuti, ma rivisitati dal gruppo. Per chi volesse approfondire la propria conoscenza di questo gruppo friulano, questo è il loro sito, qui si possono trovare i loro cd, mentre qui è possibile sentirli e vederli in azione in alcuni video.

sabato 9 maggio 2015

La Zerla, la musica tradizionale e popolare bresciana

Sono di Rodengo Saiano, in provincia di Brescia, e provengono da diverse esperienze artistiche, ma hanno tutti in comune una cosa, la passione per le tradizioni musicali e culturali della loro terra, il bresciano. Si chiamano La Zerla e il loro repertorio musicale è costituita dalla musica popolare tradizionale bresciana anche nelle sue espressioni più antiche, come le musiche di periodo medievale. Ma il loro interesse e il loro studio non si limita alla musica, ma si allarga al campo più ampio della cultura locale nei suoi molteplici aspetti, per dar vita a spettacoli che siano espressione della cultura del bresciano a 360°. Ma chi sono gli artisti dei La Zerla? Si chiamano Alberto Buizza, chitarra, baghet, organetto diatonico e voce, Davide Guidarelli, chitarra, pianoforte, baghet e voce, Pippo Fornari, violoncello, liuto, percussioni, autoharp, contrabbasso e bandurria tenore, e Nino Paolone, flauti, chitarra, baghet, ocarina, bouzouki e voce. Per chi volesse approfondire la conoscenza degli artisti dei La Zerla, questo è il loro spazio web.

venerdì 8 maggio 2015

Pietro Cirillo e la musica popolare lucana

Si chiama Pietro Cirillo ed è considerato uno dei maggiori interpreti della musica popolare lucana. Pietro è nato a Tricarico, in provincia di Matera, e da qui ha incominciato ad appassionarsi alla tradizione musicale della propria terra. Nel 1995 l'incontro con Antonio Infantino e i Tarantolati lo porta ad approfondire le conoscenze della musica della propria regione e gli fa fare una preziosa esperienza con la partecipazione ad importanti festival di musica etnica, sia nazionali che internazionali. Nel 2002 Pietro Cirillo fonda i Pietro Cirillo & Tarumba, che nel 2007 viene giudicata la miglior band etnica della Lucania dalla giuria dell'Arezzo Wave. Intanto Pietro continua a studiare, studia la musica della sua terra e alcuni strumenti tipici, quali la cubba-cubba, arcaici tamburi a frizione e la batteria etnica; ma studia anche antropologia, per scavare nel cuore profondo delle radici musicali della propria terra. E questi studi lo portano ad essere direttore artistico di diverse rassegne di musica etnica e a condurre seminari sul tarantismo e sulle tecniche di suono del tamburo a cornice. Il primo lavoro dei Pietro Cirillo & Tarumba esce nel 2006 e s'intitola Terra di Magia, un viaggio musicale nei suoni e nei canti della Lucania. Due anni dopo esce Nera Tarantola, un progetto musicale che unisce il ritmo della pizzica alle antiche sonorità della trance. Nel 2011 esce Anima Tarantata, che conribuisce ad accrescere la fama di Pietro Cirillo a livello sia nazionale che internazionale. Mentre è di recente formazione la nuova invenzione di questo cantautore lucano: Le Officine Popolari Lucane, un movimento musicale che punta all'incontro tra la musica lucana e le altre tradizioni musicali tipiche del Mediterraneo. Per conoscere meglio Pietro Cirillo e i suoi progetti musicali, questo è il suo sito, mentre qui lo si può ascoltare e vedere in azione in alcuni video.

giovedì 7 maggio 2015

Le Quadrille Occitan, gruppo folkloristico di musica e danza occitana

Si chiamano Le Quadrille Occitane e sono un gruppo che rievoca, con il loro spettacolo di danze e di musica, le tradizioni occitane dei loro luoghi, quelli vicino a Tolosa. Il gruppo, creato nel 1973, è composto da 8 coppie di danzatori e da 8 musicisti: 4 fisarmoniche, un sassofono, un clarinetto e due vielle, strumento musicale tipico del Medioevo simile al violino. I costumi che i membri del gruppo indossano durante i loro spettacoli sono quelli che indossavano le popolazioni della regione di Tolosa alla fine del XIX secolo. Partendo dalla loro terra, Le Quadrille Occitane si sono man mano fatti conoscere anche a livello internazionale, e a oggi si sono esibiti in molti Paesi del mondo, tra cui Canada, Turchia, Inghilterra, Germania, Italia, Algeria e Grecia. Per chi volesse conoscee meglio Le Quadrille Occitane, questo è il loro sito, mentre questi sono alcuni video che ritraggono le loro performances.

mercoledì 6 maggio 2015

Paloma Berganza, interprete spagnola della chançon francese

Paloma Berganza è una cantante spagnola che viene considerata una delle migliori interpreti a livello internazionale della chançon francese, ma questo genere musicale lei lo mescola anche al jazz e alla bossa nova, producendo un suo proprio stile musicale. Paloma è nata a Madrid ed ha ricevuto una formazione fondata sulla musica classica, prima studiando chitarra classica, armonia e solfeggio al Real Conservatorio Superior de Música di Madrid, poi specializzandosi, con maestri diversi, in canzone classica, jazz vocale, interpretazione vocale ed accompagnamento, e voce e interpretazione. Al suo attivo ha due album: Avec Le Temps, del 2003, e Boulevard Latino, del 2005. Per chi volesse conoscere meglio Paloma Berganza, questo è il suo sito, qui è possibile ascoltare la sua voce in alcuni video, mentre qui si possono trovare i suoi csd.

martedì 5 maggio 2015

I Terre N'Airs, la musica tradizionale della regione francese d'Auvergne

Il pezzo forte del loro repertorio è la musica tradizionale della regione francese di Auvergne, che si trova nel bel mezzo del Paese transalpino. Si chiamano Terre N'airs ed è un gruppo composto da 3 giovani musicisti: Matthieu Besson, violino, Pierre Camet-Lassalle, chitarra, e Pierre-Edouard Jouvet, in arte Pierrot, fisarmonica diatonica. Sono nati a fine 2005 e la loro  musica ricorda un po' quella irlandese, ma sembra avere ritmi più lenti e tonalità più severe. Per conoscere meglio i Terre N'airs, questo è il loro spazio su MySpace, dove è possibile ascoltare alcune loro canzoni, mentre qui li si possono ascoltare in 2 video diversi.

lunedì 4 maggio 2015

Frédérich Yonnet, dall'asma al successo mondiale con la sua armonica

Si chiama Frédérich Yonnet e da bambino soffriva di attacchi d'asma. Poi a un certo punto, quando già aveva 19 anni, ha preso in mano uno strumento che gli era stato regalto da bambino, l'armonica a bocca, e ha incominciato a suonarla. Col tempo si accorse che suonando questo strumento gli attacchi d'asma diminuivano. Questo elemento, unito al suo piacere di maneggiare questo strumento, hanno fatto di lui un talentuoso armonicista, che ha già inciso 4 album (Blowing Your Mind In Every Key of the Harp, del 2001, Front & Center, del 2005, Reed My Lips: The Rough Cut, del 2010, Reed My Lips: The Final Mix, del 2011) e che ha suonato con artisti del calibro di Steve Wonder, Prince, Justin Bieber e Erykah Badu, solo per citarne alcuni. Si potrebbe dire che Frédérich Yonnet, con la sua armonica, anzi, con le sue armoniche, suona urban jazz, blues, R&B, hip-hop, gospel, pop e rock; si, si potrebbe dire che l'artista di origine francese ma emigrato in USA suona tutto questo, e già sarebbe tanta roba; ma Frédérich Yonnet ha maturato anche un suo stile personale, sia nei generi musicali che suona, sia nel modo di esibirsi sul palco. Su quest'ultimo aspetto forse ha inciso anche l'esperienza come attore teatrale, che ha fatto da bambino con il padre, ingegnere civile, ma attore nel tempo libero. Un altro aspetto particolare di questo armonicista è che egli condivide con i suoi fans ogni fase del processo produttivo di un album o di un progetto discografico qualsiasi, dalle prove delle esecuzioni, agli spezzettoni di video che gira. Per chi volesse conoscere più da vicino Frédérich Yonnet, questo è il suo sito, mentre qui lo si può vedere e sentire all'opera in alcuni video.

domenica 3 maggio 2015

La Compagnia Aria Corte e la musica tradizionale salentina

Porta nelle piazze di tutto il mondo la musica tradizionale salentina dalla metà degli anni 90' del secolo scorso, fin da quando cioè è nato. Si sta parlando del gruppo della Compagnia Aria Corte, un gruppo che riunisce 7 artisti tra i più quotati del panorama musicale salentino: Chicco Costantini, mandola, violino, chitarra e voce, Lucia Passaseo, tamburello e voce, Emanuela Gabrieli, tamburello e voce, Giovanni Arbace, chitarra acustica, armonica a bocca e voce, Carlo "Canaglia" De Pascali, tamburello e tammorre, Salvatore Corvaglia, organetto diatonico, e Moana Casciaro, ballo. Al centro del repertorio musicale della Compagnia Aria Corte c'è, naturalmente, la pizzica, ma il gruppo canta e suona anche musiche antiche salentine magari tramandate solo oralmente fino ad oggi, poesie, filastrocche, serenate, ballate contadine, tarantelle, ma anche canti sulla vita di ogni giorno, canti d'amore, di sogno, di lavoro; insomma, i loro concerti sono un viaggio nella millenaria cultura del popolo salentino, dove sonorità e temi arcaici si fondono con melodie più moderne. Al suo attivo il gruppo ha 2 album: Taranzando, del 2003, e De Sira, del 2012, ma la sua musica l'ha portata sui palchi di tanti Paesi diversi: Italia, Francia, Austria, Inghilterra, Svizzera e Brasile. Per chi volesse conoscere meglio la Compagnia Aria Corte, questo è il loro sito, mentre qui è possibile vederli e ascoltarli all'opera in alcuni video.

sabato 2 maggio 2015

Salvatore Corvaglia, da Diso all'Europa

Salvatore Corvaglia è nato a Diso, un paese in provincia di Lecce, nel 1991. Ora studia Ingegneria dell'Informatica, ma questo è un fatto secondario. La sua vita infatti gira intorno alla musica, soprattutto alla musica salentina, ma non solo. A 13 anni ha iniziato a imparare l'organetto diatonico, prima da autodidatta, e poi con maestri come Claudio Prina, Ambrogio Sparagna e Massimiliano Morabito. Nel 2006 arriva la sua prima partecipazione a un evento musicale importante: la Notte della Taranta di Melpignano, in provincia di Lecce. L'anno successivo entra a far parte del gruppo di musica popolare Ariacorte, che oggi si chiama Compagnia Aria Corte, e con questo gruppo partecipa a centinaia di manifestazioni etno-folkloristiche un po' in tutta Italia. Con il suo strumento, ha condiviso il palco con artisti di calibro sia nazionali che internazionali, quali per esempio Lucio Dalla, Vinicio Capossela, gli Africa Unite e i Buena Vista Social Club. Nel 2010 arriva il primo lavoro discografico, con la Compagnia Aria Corte, che si chiama De Sira, mentre proseguono i suoi concerti in giro per l'Italia e, adesso, anche per l'Europa. Per chi volesse conoscere meglio Salvatore Corvaglia, questo è il suo sito, mentre qui è possibile ascoltare una sua Tarantella Concentrata.